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In vela alle Tremiti

Sebbene molti credano che non sia accessibile, una vacanza in barca a vela in Adriatico è in realtà una delle possibilità più interessanti per trascorrere una bella vacanza a stretto contatto con il mare e con la natura.

Oggi soprattutto che la concorrenza tra le molte compagnie di charter ha in qualche modo contribuito ad abbassare decisamente i prezzi, senza che ciò pregiudichi una diminuzione della qualità dell’offerta proposta. E poi bisogna pensare all’incredibile emozione di ormeggiare alla sera in qualche incantevole baia, dove, dopo un tuffo nelle calde acque, ci si stende sul ponte della barca ad ammirare un infuocato e poetico tramonto. E poi la notte silenziosa in cui solo si sente il soffio del vento tra le sartie e le vele. Tra le località più incantevoli del Mar Adriatico dove passare momenti indimenticabili di sicuro l’arcipelago delle Isole Tremiti accoglie i visitatori con il magnifico panorama delle splendide baie in cui ormeggiare. Per l’approdo, occorre sapere che sia San Domino che San Nicola non hanno un vero proprio porto ma piuttosto delle semplici banchine, e quindi l’attracco più sicuro ed agevole è nella larga Baia di San Domino, la meglio protetta dai venti.

Bisogna inoltre considerare che non in tutte le zone del mare intorno alle isole è permessa la navigazione ed in molte altre anche la pesca subacquea, perchè rientrano all’interno del Parco Naturale Marittimo delle Isole Tremiti, e che sulle isole non ci sono distributori di benzina né di gasolio.

La raccolta dell’acqua alle Tremiti

L’arcipelago delle Isole Tremiti è sempre stato caratterizzato da un terreno aspro e difficile, dove raramente si è potuto ricavare grandi quantità di terreni agricoli, fatta eccezione per la discreta estensione dei campi di grano realizzati sull’isola di San Domino, non sufficienti comunque a sostentare la popolazione che per molte risorse ha sempre dovuto far ricorso a quanto proveniva dalla terraferma. Anche l’acqua è sempre stato un grande problema, soprattutto per la mancanza di sorgenti naturali che ne garantissero la presenza. Già in epoche antiche si è quindi studiato il sistema di raccogliere e conservare quanto più fosse possibile dall’acqua piovana, molto abbondante nei periodi autunnali ed invernali e praticamente assente durante l’estate.

Uno dei sistemi più ingegnosi realizzati nel corso dei secoli sull’arido territorio pugliese, sono le famose pozzelle dove veniva raccolta l’acqua piovana in depressioni del terreno lastricate da pietre per evitare la dispersione e chiuse da coperture coniche circolari per proteggere la preziosa risorsa idrica dal sole e dalla contaminazione.

Anche sulle Isole Tremiti nel ‘400 viene realizzato un simile stratagemma, che consentirà di affrontare con successo anche dei forti periodi di siccità. Sull’isola di San Nicola, proprio sulla sommità, accanto allo spazio dove si possono visitare le tombe greche, si può ancora oggi scorgere un acciottolato che termina in un raccoglitore in pietra. Anticamente tale acciottolato era totalmente impermeabile, e permetteva di incanalare l’acqua piovana verso una grande cisterna sotterranea, dove si sarebbe conservata più a lungo.

Tremiti terra d’esilio

Uno splendido arcipelago, quello delle Isole Tremiti che si apre a poche miglia nautiche, un’ora appena di viaggio in aliscafo, dalle coste del Gargano e dell’Abruzzo. Una terra difficile, la cui storia affonda le radici nella notte dei tempi e che è sempre stata al centro di feroci contese per il predominio sul Mare Adriatico da parte delle potenze marinare, prima i romani, poi i veneziani, i greci, i pirati dalmati ed i turchi. Le sue isole fortificate hanno conosciuto l’assalto dei nemici dal mare, talvolta uscendone vincitrici e talvolta invece rimanendone vittime. E di certo, nel periodo bui del medio evo sono state anche un imprendibile covo di pirati.

Una triste tradizione le ha volute, per lungo tempo anche drammatiche terre di esilio. Già durante l’epoca romana infatti, quest’isola servirà come luogo dove costringere le persone sgradite agli imperatori. Famoso il caso di Giulia, una nipote di Ottaviano Augusto, imprigionata qui perchè adultera e che qui sarà seppellita nella tomba che oggi si può vedere accanto a quella di Diomede.

Anche nel Medio Evo verranno utilizzate così, Paolo Diacono, uno storico vi sarà esiliato nel 771 per ordine dell’imperatore Carlo Magno.

In epoca borbonica le isole divengono una vera e propria colonia penale, in cui i Borboni invieranno molti esponenti dei moti risorgimentali ed i briganti catturati.

Anche in epoca recente l’isola sarà dimora di prigionieri, perchè fino al 1926 rimarrà uno dei luoghi dove il regime fascista imprigionerà i suoi nemici, condannati al confino politico.

Il relitto delle Tre Senghe

Tra il 1981 ed il 1982, una serie di esplorazioni archeologiche interesseranno le coste intorno alle Isole Tremiti, volute dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia per rivelare i resti di un’antico relitto di epoca romana scoperto durante recenti sopralluoghi.

Il relitto delle Tre Senghe, appartiene ad una nave di origine romana, risalente probabilmente al secondo terzo secolo Avanti Cristo. Si tratta di un’imbarcazione mercantile, testimonianza della grande diffusione dei traffici e dei commerci nell’area del Mare Adriatico, di cui l’arcipelago delle Isole Tremiti era un importante centro di approdo, di passaggio e di sosta.

Probabilmente la nave si è inabissata a causa di condizioni di maltempo, e sicuramente anche avendo urtato gli scogli, in questo tratto di mare particolarmente impervio e pericoloso per la navigazione, che si trova presso Punta di Ponente, in una località che prende il nome dalla conformazione delle scogliere, e da una roccia tagliata da tre profonde fessure, le Tre Senghe appunto.
Il relitto si trova a circa un centinaio di metri dalla riva appoggiato su un fondo sabbioso, a circa 25 metri al di sotto del livello del mare.

Durante gli scavi sono state trovate numerose anfore, per il trasporto di alimenti e liquidi.

E’ uno dei luoghi più incantevoli affascinanti e suggestivi per gli appassionati di immersioni, sebbene in questo punto non sempre è possibile immergersi se non in condizioni più che favorevoli, perchè si tratta di un area di mare particolarmente sottoposta a forti correnti ed all’azione del mare sovente agitato.

Abbazia fortezza delle Isole Tremiti

Costruita nel 1045 Dopo Cristo dai monaci Benedettini, l’Abbazia fortezza delle Isole Tremiti, con annessa la Chiesa di Santa Maria, ha un aspetto maestoso ed imponente e rappresenta con la sua mole la grande importanza che la presenza dei monaci ebbe nella vita delle isole. Nel 1237 i benedettini saranno sostituiti per volere del papa Gregorio IX ed al loro posto si insedieranno i monaci Cistercensi.

altare-ligneo-abbazia-tremiti

Saranno loro a cominciare a trasformare la chiesa in una vera e propria fortezza, per difenderla dalle continue incursioni dei pirati dalmati, che intorno alla metà del quattordicesimo secolo saranno protagonisti di una terribile incursione, terminata con la parziale distruzione del monastero. In seguito ripopolata dai monaci dell’ordine dei Lateranensi, l’abbazia verrà ricostruita, rifacendo la facciata ed il portale, apportando nella ristrutturazione modifiche di gusto rinascimentale, come i bassorilievi presenti sulla facciata, ricostruendo navate laterali e presbiterio, ed i corridoi vicino all’altare maggiore.

All’interno della Chiesa si può ammirare una bella croce lignea di chiara derivazione e gusto bizantino, una statua lignea rappresentante la Vergine con il Bambino, Santa Maria a Mare, i cui volti abbronzati rimandano ancora appieno al gusto tipico dell’arte bizantina, ed un polittico ligneo di gran pregio e preziosità, posto sull’altare maggiore.

Molto interessante ed ammirevole il Mosaico Pavimentale posto nella navata centrale della chiesa.

I Chiostri del monastero sono molto suggestivi, ed al centro di questo ancora oggi si può ammirare un pozzo risalente al sedicesimo secolo e rifatto alla fine del 1700.

I veneziani alle Tremiti

La caduta di Costantinopoli nel 1453 è una delle pietre miliari della storia del Mare Mediterraneo, perchè da quella data turchi e saraceni non avranno più ostacoli ad espandersi, se si eccettua laa strenua e tenace lotta condotta da Venezia per continuare a mantenere intatto il predominio sulle coste orientali del Mediterraneo.

Tutte le città costiere dell’Italia Meridionale che si affacciano sull’Adriatico saranno per secoli teatro di furibonde contese e di scorrerie di saraceni, turchi e pirati d’ogni sorta che porteranno morte e distruzione, devastando le città e facendo schiavi gli abitanti, soprattutto scelti tra i più giovani.

Tali incursioni temibili perchè velocissime ed improvvise continueranno per tutto il seicento.

Le isole Tremiti in quell’epoca rappresentano un porto sicuro dove attraccare per fare rifornimento di cibo, biscotti e pane in primo luogo ed erano importanti anche per un altro motivo, quello di essere il centro di raccolta di tutte le notizie che riguardavano il mare, soprattutto della presenza dei pirati, perchè queste isole erano l’abituale rifugio di tutti i natanti in difficoltà o in fuga da qualche minaccia, nonché un punto dove informarsi, per chi era di passaggio, sulla situazione, ed eventualmente, in caso di pericolo sostare lì anche per diversi giorni prima di ripartire.

Tanto sono importanti per Venezia le Tremiti che, nella metà del seicento, la repubblica veneta si opporrà in sede diplomatica con energia al progetto spagnolo di insediare sulle isole un proprio presidio, fino ad ottenere di continuare a tenere le isole tremiti sotto la sua protezione.

Miti e leggende alle Isole Tremiti

Come in tutti i posti in cui la natura sembra avere ancora il predominio sulle opere dell’uomo, anche sulle Isole Tremiti sono nate numerose leggende i cui spunti risalgono sia a fenomeni naturali, spesso collegati al mare, che a fatti storici realmente accaduti.

Dell’eroe greco Diomede si è parlato nella sezione a lui dedicata, facendo cenno alle tante varianti del mito che comprende anche le Diomedee (Berte Maggiori), uccelli simili ai gabbiani per dimensioni ed abitudini, il cui verso ricorda molto il pianto di un neonato: alla morte di Diomede per mano del fratello Aleno, questi venne sepolto e, secondo una versione della leggenda, tutti gli abitanti delle isole vennero scacciati dagli Illirici. Le anime degli esuli vennero trasformate in uccelli da Venere (che in un’altra versione li rende tali per vendetta) per vigilare sulla tomba del loro re.

Tale mito avrebbe trovato riscontro secondo un’altra leggenda: nel Cinquecento, Padre Basilio da Cremona, un benedettino dell’abbazia, rinvenne per caso resti umani e monete d’oro e d’argento scavando sull’Isola di San Nicola.

Un simile ritrovamento è alla base della leggenda di don Benedetto Cocarella, un eremita del XVI secolo sull’Isola di San Nicola cui apparse la Madonna per comunicargli la collocazione di un ingente tesoro: dopo una seconda apparizione, in cui la Vergine sarebbe apparsa crucciata per il mancato seguito dato alle sue parole, il religioso si decise a scavare e rinvenne ricchezze tali da poter costruire un santuario mariano.

Sono moltissime le leggende relative ai tesori nascosti nell’arcipelago e pare che abbiano un certo fondamento se si pensa che, per la loro posizione geografica ed anche per l’efficienza dei monaci-guerrieri nel difendere i propri territori, le Isole Tremiti furono in più occasioni utilizzate come luogo di deposito segreto da parte di pirati, mercanti e militari. “Punta del Diamante” si chiama così proprio per via di una di queste storie cui qualcuno di tanto in tanto dà credito e inizia a scavare sulla base delle indicazioni contenute nei racconti.

Interessanti anche le leggende sui fantasmi: su tutti quello di un galeotto e di un’anziana signora. Il primo, scappato da una colonia penale, sarebbe stato riacciuffato e decapitato presso il Cretaccio, dove ancora oggi si aggirerebbe con la testa sotto al braccio. La seconda, il fantasma più famoso dell’arcipelago, sarebbe l’antica proprietaria dell’Isola e la si potrebbe ancora udire urlare durante le tempeste.