L’arcipelago delle Isole Tremiti è sempre stato caratterizzato da un terreno aspro e difficile, dove raramente si è potuto ricavare grandi quantità di terreni agricoli, fatta eccezione per la discreta estensione dei campi di grano realizzati sull’isola di San Domino, non sufficienti comunque a sostentare la popolazione che per molte risorse ha sempre dovuto far ricorso a quanto proveniva dalla terraferma. Anche l’acqua è sempre stato un grande problema, soprattutto per la mancanza di sorgenti naturali che ne garantissero la presenza. Già in epoche antiche si è quindi studiato il sistema di raccogliere e conservare quanto più fosse possibile dall’acqua piovana, molto abbondante nei periodi autunnali ed invernali e praticamente assente durante l’estate.
Uno dei sistemi più ingegnosi realizzati nel corso dei secoli sull’arido territorio pugliese, sono le famose pozzelle dove veniva raccolta l’acqua piovana in depressioni del terreno lastricate da pietre per evitare la dispersione e chiuse da coperture coniche circolari per proteggere la preziosa risorsa idrica dal sole e dalla contaminazione.
Anche sulle Isole Tremiti nel ‘400 viene realizzato un simile stratagemma, che consentirà di affrontare con successo anche dei forti periodi di siccità. Sull’isola di San Nicola, proprio sulla sommità, accanto allo spazio dove si possono visitare le tombe greche, si può ancora oggi scorgere un acciottolato che termina in un raccoglitore in pietra. Anticamente tale acciottolato era totalmente impermeabile, e permetteva di incanalare l’acqua piovana verso una grande cisterna sotterranea, dove si sarebbe conservata più a lungo.